Due anni fa l‘Unione Nazionale Consumatori si era data un obiettivo, ovvero dimostrare che si potrebbe fare molto di più per la sicurezza delle strade proprio a partire dall‘uso delle sanzioni. L’accusa mossa dall’associazione era semplice: le forze dell’ordine tendono a multare con maggiore frequenza le trasgressioni più semplici da individuare, e non quelle più pericolose. Per trovare le prove si era andati a spulciare gli oltre 20 milioni di contravvenzioni elevate nel 2019, per dimostrare che il 68% delle multe era relativo a parcheggi e ZTL. Un po’ come a sottolineare l’uso delle multe per fare cassa nei comuni italiani, tanto più che le contravvenzioni per parcheggi e ZTL costituivano l’80% del totale nel caso della Polizia Locale. Eppure la trasgressioni pericolose sarebbero altre. Il 12% dei sinistri era causato da guida in stato di ebrezza o sotto l’uso di stupefacenti, ma solamente lo 0,24% del totale delle multe riguardava questi comportamenti. Il mancato rispetto della precedenza e della distanza portava al 22% degli incidenti, ma tali trasgressioni riguardavano solo allo 0,25% delle multe. A dimostrare l’uso delle multe per fare cassa nei Comuni italiani, e in particolar modo l’uso degli autovelox come altrettanti bancomat per i medesimi Comuni, è stato di recente un articolo apparso Il Sole 24 Ore.
Da tempo i Comuni italiani avrebbero l’obbligo di pubblicare i rendiconti dei proventi delle multe. Erano però parecchie le amministrazioni che, volontariamente o meno, non rendevano pubblici questi dati. Ecco allora che il decreto Infrastrutture, lo scorso novembre, ha rimarcato questo obbligo. Oggi possiamo quindi vedere quali sono questi proventi, i quali sono altissimi soprattutto in certe località particolarmente battute durante le vacanze degli italiani.
Alcuni casi sembrano particolarmente sospetti. È il caso pere esempio di due Comuni nella provincia di Taranto, ovvero di Leporano e di Pulsano, nel Salento. In questi casi, lungo strade che a prima vista potrebbero sembrare urbane – stando anche alla loro stessa segnaletica – sono stati piazzati cinque anni fa degli autovelox automatici. I quali, visto il loro posizionamento anomalo, risultano “letali”. Restando nel Salento, è possibile guardare anche al Comune di Melpignano, dove i proventi delle multe diverse da quelle per eccesso di velocità sono a zero. Il Comune è infatti toccato dalle 16 Adriatica, poco trafficata e a doppia careggiata, dove superare il limite dei 90 chilometri orari è molto facili. Da qui la cifra astronomica dei proventi dalle multe degli autovelox per il Comune pugliese, pari a ben 4,98 milioni di euro. Nessun’altra multa risulta dai rendiconti: non una cintura slacciata, non un cellulare alla guida, non un divieto di sosta. Su Il Sole 24 Ore sottolineano quanto sia strano che le uniche multe siano quelle rilevate sulle strade extraurbane, frequentate dai turisti, mentre dall’abitato del centro, dove si muovono i local, non arrivano sanzioni.
Ma il sospetto che gli autovelox svolgano il ruolo di bancomat per le casse comunali c’è anche in parecchie località del nord. Proventi importanti si trovano per esempio anche a Colle Santa Lucia, nel bellunese, dove si passa per raggiungere il passo Pordoi.
E se i Comuni italiani, soprattutto quelli a trazione turistica, cercano di fare cassa con gli autovelox, spesso piazzandoli lì dove è impossibile vederli o sospettarli, l’unica è rispettare i limiti. Facendosi aiutare, per essere più sicuri, da COYOTE, sempre pronto a segnalare autovelox mobili e fissi, nonché le zone a rischio. In questo modo si potrà partire per le vacanze senza la paura di dover affrontare costi imprevisti lungo la strada!