La telenovela si trascina fin dalla loro comparsa: i “ velo ok ” o “ speed check ” (le colonnine arancioni collocate ai margini delle strade, nei centri abitati, e in grado di ospitare un rivelatore di velocità) sono regolari oppure illegali? Innanzitutto bisogna ricordare che la maggior parte di queste postazioni è disattivata (non contiene alcun autovelox), ma funge da deterrente, mettendo in guardia gli automobilisti e inducendoli a rispettare scrupolosamente i limiti di velocità indicati per evitare di incappare in una multa.
IL DIETROFRONT DEL MINISTERO. In un primo tempo il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva considerato fuorilegge i “velo ok”: «I manufatti in oggetto non sono inquadrabili in alcuna delle categorie previste dal Codice della Strada e dal connesso regolamento di attuazione. Dunque per essi non risulta concessa alcuna approvazione». Tanto che pure il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi li aveva bollati come illegali. Poi il parziale passo indietro: «Quanto ai dissuasori di velocità – comunemente definiti autovelobox (ad essere pignoli, non è vero: sono ben più noti come “finti autovelox”, “ velo ok ” e “ speed check ”) – appare evidente che possano essere installati e operativi soltanto dissuasori dotati di effettivi dispositivi di controllo».
UTILIZZO. I “velo ok” che nascondono al loro interno un autovelox attivo sono in regola solo se c’è almeno unagente delle forze dell’ordine che li presidi. Secondo quanto prevede la normativa, infatti, i controlli automatici di rilevamento della velocità sulle strade urbane sono vietati per legge, a meno che ci sia l’autorizzazione prefettiziache indica le strade dove non è possibile fermare l’automobilista per la contestazione immediata, in base alla pericolosità del tratto e al traffico. Insomma, niente postazioni automatiche. Serve almeno un vigile. Da qui la regolarità delle multe elevate dai “velo ok” (in presenza di una pattuglia) a Castellamonte (in provincia di Torino), visti anche i primi ricorsi respinti dal giudice di pace. La situazione cambia se il “velo ok”, al cui interno è installato un rilevatore di velocità, non è presidiato da alcun agente. La polizia municipale, attraverso il proprio portale, ha chiarito anche l’altro aspetto: «Nessuna disposizione normativa impedisce ai comuni di installare gli armadietti porta autovelox dove meglio credono. Anche come semplici dissuasori. Purché ogni tanto venga effettivamente realizzato qualche controllo di polizia stradale ospitando un misuratore al loro interno. E nella segnaletica di preavviso non vengano impiegati marchi che trasformano il segnale in pubblicità». Occhio quindi se accanto ai “velo ok” c’è il vigile o meno.
Vincenzo Bonanno
Corrado