Sono sempre di più i dispositivi connessi che hanno la capacità di raccogliere i nostri dati personali e di trasmetterli a server informatici in tutto il mondo. Ma sapevate che, secondo un recente studio americano, le auto connesse sono oggi considerate “il peggior prodotto testato” in termini di protezione dei dati personali? Coyote fa il punto della situazione.
Oggi, le auto connesse facilitano la guida degli automobilisti in molti modi. In costante evoluzione, i loro sistemi continueranno indubbiamente a migliorare il comfort dei conducenti, svolgendo al contempo un ruolo ecologico e aumentando la sicurezza al volante. Tuttavia, c’è un fattore che rende il quadro molto più cupo: uno studio condotto dalla Mozilla Foundation sostiene che le attuali auto connesse sono un vero e proprio “incubo” per la protezione dei dati personali dei loro utenti.
Condotto dalla fondazione californiana senza scopo di lucro Mozilla, lo studio ha preso in esame il funzionamento delle auto connesse prodotte dai 25 marchi più diffusi sul mercato. Il suo obiettivo? Verificare il rispetto delle più elementari norme di riservatezza in materia di dati personali. E i risultati sono chiari: secondo Mozilla, tutti i produttori i cui modelli sono stati inclusi nello studio (come BMW, Mercedes-Benz, Renault, Nissan, Volkswagen e Dacia) “raccolgono più dati del necessario” e li utilizzano per “scopi diversi dall’utilizzo del veicolo e dalla gestione del rapporto con il conducente”.
Pubblicato lo scorso settembre 2023, lo studio afferma che “le automobili sono il peggior prodotto testato per la protezione dei dati personali”. Mozilla aveva già analizzato il funzionamento di orologi, altoparlanti connessi, smartphone e applicazioni per la meditazione.
Secondo la fondazione, le auto connesse sono attualmente in grado di raccogliere una grande quantità di informazioni personali, alcune delle quali molto intime: velocità di guida, preferenze musicali, etnia, informazioni mediche, credenze religiose e politiche, ecc. Per raccogliere questi dati, le auto sono dotate di una serie di strumenti consapevolmente sviluppati dai produttori: sensori, microfoni, ecc.
Inoltre, Mozilla ha rilevato che un marchio come Nissan era in grado di estrarre anche dati relativi all’attività sessuale e li utilizzava per dedurre (dal presunto livello di intelligenza del conducente osservato dal veicolo) molte altre informazioni private, come le tendenze psicologiche, le predisposizioni comportamentali e gli atteggiamenti dell’automobilista. Per questo motivo, la fondazione americana afferma che i produttori hanno “trasformato i loro veicoli in potenti macchine per monitorare, spiare e raccogliere informazioni su ciò che fate e dove andate con la vostra auto”.
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Dopo aver analizzato i dati personali, le case automobilistiche li condividono o li rivendono a terzi: 19 produttori su 25 hanno dichiarato di rivenderli a broker di dati, compagnie assicurative, inserzionisti o fornitori di servizi vari. Inoltre, sempre secondo lo studio, il 56% dei costruttori trasmetterebbe su richiesta le informazioni raccolte ai governi o alle forze dell’ordine.
Ad oggi, i produttori automobilistici non hanno soluzioni attuabili per una migliore protezione dei nostri dati personali. Solo Renault e Dacia (entrambe parte dello stesso gruppo) offrono agli automobilisti la possibilità di richiedere la cancellazione dei propri dati.