Non c’è che dire: le automobili che guidiamo oggi sono incredibilmente più sicure rispetto a quelle che guidavano i nostri genitori, per non parlare delle vetture dei nostri nonni. Parliamo dei dispositivi di sicurezza passivi, come le cinture di sicurezza, gli airbag, i seggiolini e i porta testa. Ma parliamo ma anche e soprattutto dei dispositivi di sicurezza attivi e altamente tecnologici che hanno trasformato l’elettronica delle auto, come l’ABS, il TCS e, ovviamente, l’ESP. Ed è proprio di quest’ultimo che vogliamo parlarti oggi, del controllo elettronico della stabilità della tua automobile, ovvero di quel meccanismo ‘magico’ che interviene in caso di sbandata. Ma come fa l’ESP a capire che l’automobile sta sbandando? E come fa ad aiutare il pilota e a rimettere l’auto nella direzione giusta? Vediamo insieme come funziona il controllo elettronico della stabilità, così da capire anche i vantaggi che comporta per una guida più sicura.
Nella maggior parte dei casi il controllo elettronico della stabilità viene indicato con la sigla ESP, acronimo inglese di Electronic Stability Program. Ma va sottolineato che – giusto per fare un po’ di confusione – esistono parecchie altre sigle più o meno oscure con cui si indica questo sistema di sicurezza. Si parla infatti talvolta anche di VDC (Vehicle Dynamic Control), di VSC (Vehicle Stability Control) di DSC (Dynamic Stability Control) e di ESC (Electronic Stability Control). Il sistema indicato da tutte queste sigle diverse, però, è concettualmente solo uno: si parla di un insieme di componenti tesi a migliorare in modo concreto la stabilità del veicolo. L’obiettivo ultimo, ovviamente, è quello di correggere la traiettoria dei veicoli, mantenendoli per quanto possibili in strada, per evitare incidenti. A questo scopo l’ESP si attiva tutte le volte in cui le ruote sembrano non reagire più prontamente alle impostazioni del volante così come ‘comandate’ dal conducente.
Abbiamo detto che l’ESP si attiva quando le ruote non rispondono più prontamente ai comandi provenienti dal volante, e quindi dal conducente. Sono grossomodo due le situazioni che si possono creare: si può parlare infatti di sottosterzo o di sovrasterzo. Il sottosterzo è il fenomeno per il quale un veicolo, tipicamente in prossimità di una curva, tende a portarsi all’esterno della traiettoria comandata. Si ha dunque una situazione di sottosterzo quando, affrontando una curva verso destra, il veicolo tende invece ad allargarsi verso sinistra. Per recuperare un’automobile in sottosterzo è necessario decelerare per recuperare l’aderenza delle ruote anteriori, e quindi – andando contro ogni istinto – girare lo sterzo nella direzione della sbandata. Non si tratta però di una manovra semplice, e un recupero troppo repentino dell’aderenza sull’anteriore potrebbe persino portare a una situazione di sovrasterzo. Ma cosa indica questo secondo termine? Si tratta ovviamente del contrario di quanto appena visto, con il veicolo che tende a chiudere eccessivamente una curva: per intenderci, un sovrasterzo con perdita totale dell’aderenza del posteriore si traduce in un “testacoda”. Per correggere il sovrasterzo è necessario indurre il controsterzo, girando lo sterzo in direzione opposta e accelerando. Nessuna di queste manovre è però facile: controllare un’automobile che ha perso aderenza non è per nulla un gioco da ragazzi, ed è proprio per questo che l’ESP è stato introdotto su tutte le automobili.
Hai dunque capito che, nel momento in l’auto perde stabilità uscendo dalla traiettoria comandata, l’ESP interviene, andando ad agire sulla singola ruota o sulle ruote che hanno perso aderenza. Ma come è possibile tutto questo? Per capire come funziona l’ESP è certamente utile scoprire quali sono i componenti che formano questo complesso sistema. Semplificando al massimo si può riassumere il tutto in 3 classi di sensori e in una centralina di controllo. I primi sensori sono quelli posizionati su tutte e quattro le ruote, con il compito di monitorare i giri che queste stanno facendo. Esiste poi un altro sensore deputato a considerare la rotazione dell’auto rispetto al proprio asse, in modo da trasmettere alla centralina la direzione in cui si sta spostando il veicolo. C’è poi il sensore di sterzata, che di fatto si limita a indicare in che direzione il pilota sta girando il volante. La centralina raccoglie tutti questi dati, e sa quindi se delle ruote stanno girando più o meno velocemente delle altre, e sa se l’auto sta rispondendo ai comandi provenienti dal volante.
Mettendo insieme tutti i dati raccolti come abbiamo visto sopra, l’ESP riesce a capire quando è il caso di intervenire, riconoscendo quindi prontamente una sbandata. Ma come si comporta nel concreto? Di fatto, una volta individuata la ruota che ha perso aderenza, va ad agire di conseguenza sulla potenza del motore ed eventualmente sui freni. Così facendo, diminuendo gradualmente i giri delle ruote coinvolte, riesce a ristabilire l’aderenza, in modo da riportare la vettura in asse e quindi da correggere – se possibile – la sbandata. L’ESP, dunque, rappresenta un aiuto prezioso per il conducente, sia su asfalto asciutto che, ovviamente, sul bagnato.
Non è difficile capire se l’ESP della nostra automobile è guasto. Trattandosi di un sistema elettronico ricco di sensori, è pronto a segnalare da sé l’eventuale presenza di elementi danneggiati. Ecco quindi che, in caso di guasti nel sistema di controllo della stabilità dell’automobile, il conducente vedrà una spia accesa. Solitamente si tratta della spia stessa dell’ESP, e quindi di un’automobile che sbanda all’interno di un triangolo, che resta accesa anche durante la normale guida. In altri casi si ha invece una spia composta da una triangolo circondato da una freccia, a indicare una situazione di “testacoda”. Come si può immaginare, vista la complessità degli elementi in gioco, per riparare un guasto all’ESP l’unica possibilità è quella di rivolgersi a un’officina specializzata, e quindi tendenzialmente a un elettrauto. Il fai da te, in casi come questo, è del tutto escluso.
L’ESP è un grande alleato per una guida sicura. Ma non è l’unico: i segnalatori COYOTE, oltre ad avvisarti della presenza di autovelox e di code, ti segnalano tempestivamente la presenza di eventuali fondi stradali scivolosi o dissestati. Come si suol dire, prevenire è meglio che curare!