Quante persone, al termine del lockdown del 2020, si sono ritrovate con automobili che non si accendevano, per via della presenza di batterie del tutto scariche? Senza ombra di dubbio quello è stato un problema piccolo, un disagio tutto sommato minimo in quel periodo drammatico che ha dato il via alla lunga crisi sanitaria. Eppure va detto che quello che è successo alle batterie delle auto durante il lockdown potrebbe accadere nuovamente anche in futuro, in situazioni meno eccezionali e meno drammatiche. In molti, per esempio, hanno vissuto problematiche simili anche nei mesi successivi al lockdown vero e proprio. Pensiamo a tutte quelle persone che stanno lavorando in smart working, e che per mesi hanno visto ridursi al minimo i movimenti: in molti casi le automobili sono state ferme per settimane. Lo stesso potrebbe accadere in caso di un lungo infortunio, oppure di un periodo di lavoro o di studio all’estero, o ancora, durante l’estate, quando ci si sposta magari in bicicletta e in moto. In tutti questi casi, per evitare di ritrovarsi con la batteria completamente scarica al momento dell’utilizzo, e soprattutto per evitare di danneggiare la batteria stessa, è il caso di prendere degli accorgimenti precisi. Vediamo quali!
Partiamo da un presupposto fondamentale. Il fatto di lasciar scaricare completamente la batteria dell’auto non è un problema solamente dal punto di vista dell’utente, che si trova ad aver a che fare con un’automobile che non si accende. Si tratta infatti di un problema anche per la batteria stessa, la quale mal sopporta gli scaricamenti completi: parliamo soprattutto delle batterie più anziane, laddove quelle più moderne tendono a sopportare meglio gli scaricamenti.
Detto questo, per garantire un buon livello di salute alla batteria sarebbe quindi necessario utilizzare spesso l’automobile, così da garantire una continua ricarica. Ma per quanti chilometri è necessario utilizzare l’auto affinché si possa avere una ricarica sufficiente? Ebbene, per fare in modo che l’alternatore riesca a passare un carico bastante di energia alla batteria è necessario percorrere almeno una quindicina di chilometri. Di più: sarebbe bene percorrere questa distanza su strada extraurbane, ad alto scorrimento, senza fermate continue.
Si riesce quindi a capire che chi durante il lockdown utilizzava l’automobile solamente una volta alla settimana per andare al supermercato vicino non riusciva a ricaricare sufficientemente la batteria. Anzi: sui tragitti brevi e brevissimi l’apporto di energia da parte dell’alternatore è minore rispetto al dispendio del tragitto stesso. In questi casi sarebbe quindi meglio percorrere qualche chilometro in più, meglio ancora se con autoradio e climatizzatore spenti.
Come caso in cui prendere in esame la salute della batteria auto abbiamo preso in considerazione il lockdown. Ma quando ci si dovrebbe preoccupare della salute della batteria in caso di fermo auto di lunga durata? Ebbene, i fattori da prendere in considerazione sono diversi. Prima di tutto si parte dal periodo di fermo: una batteria in buona salute dovrebbe riuscire a sopportare senza problemi un periodo di fermo di 3 o 4 settimane. Una batteria più datata, con più di 3 o 4 anni di lavoro alle spalle, potrebbe invece iniziare ad accusare dei problemi già nelle prime 3 settimane. Anche le temperature esterne poi hanno un ruolo importante: durante le stagioni di mezzo lo stress alla quale è sottoposta la batteria è minore, laddove invece aumenta quando le temperature sono estreme. Partendo da questi presupposti, in base all’età della batteria, alla stagione e al periodo di fermo, si deciderà di agire o meno per evitare delle problematiche.
Cosa fare per prevenire lo scaricamento eccessivo della batteria dell’automobile? L’obiettivo deve essere quello di evitare le dispersioni. Il primo appunto è quello di spegnere tutti gli accessori che potrebbero risucchiare energia anche durante il fermo. Il secondo appunto è quello di fissare degli utilizzi periodici – come abbiamo visto sopra – dell’auto. Quando questo non è possibile, entra in gioco un appunto più tecnico: la batteria andrebbe infatti sconnessa, per essere sicuri di avere una batteria carica al momento del bisogno e di garantire una lunga vita all’accumulatore. Come fare? Nel caso delle vecchie e classiche batterie, il gioco è semplice. Parliamo delle convenzionali batterie ad acido libero, tradizionali, le quali possono essere danneggiate in modo importante da scaricamenti totali.
In questo caso, per salvaguardare la salute della batteria, è possibile staccare il polo negativo all’inizio del fermo, per poi riconnetterlo al momento del nuovo utilizzo. In questo modo – in caso di fermo non troppo lungo – dovremmo ritrovare una batteria carica al nostro “ritorno”. L’unico disturbo sarà quello di dover reimpostare radio, orologio, profilo di guida e altri piccoli dettagli. In alcuni casi è possibile optare per questa strada anche nel caso delle batterie più moderne a tecnologia AGM o EFB, utilizzate sulle automobili con sistema Start & Stop. Si può optare per la disconnessione del polo negativo anche su queste batterie solamente quando non richiedono la registrazione della batteria Battery Management System. A darci questa informazione possono essere il costruttore, il libretto di istruzioni o il meccanico di fiducia.
In alcuni casi è assolutamente da evitare la disconnessione del polo negativo della batteria. Parliamo delle batterie che richiedono la registrazione della batteria Battery Management System. Staccando il polo negativo infatti sarà poi necessario effettuare una nuova registrazione della batteria, senza la quale l’automobile non sarà utilizzabile. La soluzione in questo caso non può che essere quella di utilizzare un mantenitore di carica, opzione che però non è da prendere in considerazione per automobili parcheggiate in casa. In quest’ultima eventualità, l’unico modo per garantire un buon livello di carica della batteria è quello di caricare la batteria con un apposito ricaricabatteria ogni 4 o 5 settimane.