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Sensore MAP: che cosa è e come funziona?

Negli ultimi anni i motori delle nostre automobili sono diventati sempre più complessi. Per garantire performance migliori, per ridurre i consumi, per offrire maggiore sicurezza, nonché – e soprattutto – per ridurre le emissioni nocive. Una particolare attenzione, a proposito di quest’ultimo aspetto, è stata posta nell’ottimizzare il rapporto tra aria e carburante, con l’introduzione del sensore MAP. Indubbiamente, dovendo tirare a indovinare, si potrebbe pensare che questo sensore abbia a che fare con il mondo delle mappe, e magari con un dispositivo GPS per l’automobile. Non è così, e lo sanno bene gli automobilisti che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare problemi di erogazione.

Sensore MAP: che cosa è?

Partiamo dall’acronimo: MAP sta per “Manifold Absolute Pressure”. Si capisce quindi che il sensore MAP è un sensore di pressione. Più nello specifico, questo dispositivo si trova a livello dei collettori di aspirazione. Il loro compito è quello di tenere sotto controllo la massa d’aria aspirata dal motore delle nostre automobili senza carico. Di fatto, un sensore MAP non smette mai di misurare la pressione dell’aria, inviando le proprie letture al modulo ECU, ovvero a quell’unità di controllo che tutti chiamiamo centralina elettronica. Il ruolo del modulo ECU è quello di regolare la formazione della miscela, di gestire la sua combustione e di ridurre al massimo le emissioni nocive.

Sensore MAP: come funziona

Il funzionamento del sensore MAP è comprensibile a partire dalla sua particolare composizione. Si tratta infatti di un dispositivo dotato di uno o più diaframmi, e quindi di parti “flessibili” che possono alzarsi o abbassarsi al variare della pressione esercitata. Ogni singolo diaframma, libero di gonfiarsi e di sgonfiarsi, è connesso a degli estensimetri, ovvero a dei dispositivi che seguendo il movimento del diaframma si allungano o si accorciano. È così possibile tenere una traccia precisa delle variazioni del diaframma, e quindi di fatto del variare della pressione. Per permettere questa lettura, ogni variazione di lunghezza del diaframma viene fatta corrispondere a una resistenza elettrica, così da inviare sempre informazioni precise alla centralina, che agisce di conseguenza.

I guasti del sensore MAP

Come abbiamo visto, i sensori MAP misurano la pressione dell’aria aspirata dal collettore di aspirazione e convertono questo dato in un segnale elettrico comprensibile per la centralina. Grazie a questo dato, il modulo ECU può dosare perfettamente il dosaggio di combustibile da bruciare. Quali sono i guasti che possono ostacolare o vanificare il ruolo del sensore MAP? Ebbene, si pensi prima di tutto a cosa può accadere in caso di sensore sporco. Per via della sporcizia accumulata, il sensore non può inviare le corrette informazioni alla centralina, così da rallentare i tempi di accensione, da rendere meno efficace l’accelerazione e da peggiorare complessivamente le performance del motore. Ci si può scontrare anche con un sensore MAP starato, o comunque difettoso, il quale può portare all’attivazione dell’accensione della spia di avaria del motore, e dell’entrata in gioco della temuta modalità recovery. A intralciare il lavoro del sensore MAP possono essere delle improvvise interruzioni della tensione di alimentazione, dei cavi collegati male, nonché ovviamente dei difetti di fabbrica del dispositivo stesso.  

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