Avere almeno 18 anni, essere residenti in Italia, superare la prova teorica e superare la prova pratica a bordo di un veicolo di categoria M1, con capacità di sviluppo di almeno 100 chilometri orari. Sono questi i principali requisiti per entrare in possesso della patente di guida in Italia. Ma non sono gli unici: come è noto, infatti, per avere questa licenza è necessario soddisfare anche dei requisiti di ordine psicofisico. È necessario essere in grado di eseguire tutte le manovre necessarie, ed è necessario vedere sufficientemente bene la strada. Per questo, al momento della richiesta di rilascio della patente come a quello del rinnovo, ci si sottopone al classico test della vista. È lecito quindi domandarsi quale sia il rapporto tra daltonismo e patente: chi soffre di questo disturbo alla vista può guidare senza problemi? Vediamo cosa dicono le normative italiane ed europee.
Ci sono tante persone che si interrogano su daltonismo e patente, anche perché ci sono tantissime persone che soffrono di questo disturbo della vista. A livello europeo il daltonismo interessa circa l’8% degli uomoni e l’1% delle donne; in Italia, si contano oltre 2,2 milioni di persone daltoniche. Questo disturbo, che spesso viene indicato come “cecità dei colori”, è un’anomalia visiva che si esplicità in una percezione alterata dei colori. Vi sono diversi gradi di daltonismo, con il livello più alto, l’acromatopsia, che è molto raro, con le persone che ne soffrono che non colgono nessun colore. A essere più comune è invece una cecità parziale dei colori, che comporta una sensibilità scarsa verso determinati colori, a partire dal rosso e dal verde. Il nome di questa anomalia è da ricondurre al primo studioso che si concentrò su questo tema, ovvero John Dalton, chimico e fisico inglese vissuto tra Settecento e Ottocento.
Cosa dicono le norme europee relativamente a daltonismo e patente? In realtà, la domanda dovrebbe essere posta in modo diverso: cosa non dicono? Proprio così: questa particolare anomalia della vista non viene presa in considerazione, lasciando di fatto strada libera a chi soffre di questo disturbo. Andando a esaminare le normative europee 2006/126/CE e 2009/113/CE e i relativi allegati si scopre infatti che i requisiti necessari per guidare a livello della capacità visiva sono:
Le norme quindi non nominano il daltonismo, e non c’è alcun motivo per andare a inserire questa anomalia nelle “disfunzioni visive” che potrebbero ridurre la sicurezza alla guida. A partire dalle normative europee, quindi, è possibile affermare che la visione alterata dei colori non compromette la capacità di condurre un veicolo. Da qui, dunque, nessun ostacolo si pone tra daltonismo e patente. Guardando alle regole italiane, però, la questione risulta un po’ più complicata.
A livello delle normative europee, una persona daltonica può prendere la patente senza problemi. E in Italia? Il Codice della Strada non nomina il daltonismo, né fa riferimento diretto alla visione dei colori. L’articolo di riferimento in questo campo è il 119, in cui vengono elencati i requisiti psichici e fisici per ottenere e mantenere la patente di guida. Qui si dice che la patente non è da riconoscere a chi soffre di deficienza organica o di minorazione psichica o funzionale tale da impedire la guida sicura. Il daltonismo non rientra in nessuna di queste definizioni.
A complicare la cosa arriva però il Regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada. Qui infatti va capolino un riferimento ai colori. Nello specifico, viene spiegato che chi fa richiesta di patente di guida deve vantare non solo un campo visivo normale, una buona visione notturna e binoculare, ma anche un sufficiente senso cromatico. Quest’ultimo deve infatti essere tale da poter distinguere rapidamente e in modo netto i colori dei segnali stradali.
A partire da quanto riportato dal Regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada, spetta al medico che effettua la visita oculistica determinare se il richiedente può o meno guidare in modo sicuro. La palla, insomma, passa nelle mani del medico incaricato, che in base alla gravità del disturbo potrebbe teoricamente decidere di non concedere la patente di guida.
Come è noto, la segnaletica stradale è contraddistinta da diversi colori, a livello peraltro internazionale. Ecco che allora il rosso si trova nei segnali di divieto e di pericolo, insieme ad altri colori come il bianco, il blu e il nero. Ci sono poi altri colori che distinguono i diversi segnali di indicazione, con il blu usato per le strade extraurbane, il bianco per le strade urbane, il verde per le autostrade. E ancora, il giallo si usa per località di interesse storico, artistico, turistico o culturale, mentre il marrone viene usato per le denominazioni geografiche oppure ecologiche. Il nero viene invece usato per indicare centri commerciali o zone industriali. Partendo da questi presupposti si potrebbe pensare che la persona che soffre di daltonismo potrebbe avere seri problemi a guidare. Ma va ricordato che a distinguere i segnali ci sono anche gli elementi grafici contenuti, nonché la forma dei segnali stessi. Per quanto riguarda il semaforo, poi, va detto che le posizioni della luce verde e della luce rossa sono fisse, e che la luce rossa è comunque spesso più grande delle altre.